L’immagine della “ragazza che corre” mentre le granate cadono sulla Sarajevo assediata dei primi anni Novanta è forse uno degli scatti più simbolici di quello che è stato l’assedio più lungo della storia moderna nella città dei Balcani, crocevia di culture e religioni.
E questo è solo uno degli scatti del fotogiornalista freelance Mario Boccia che saranno inaugurati alle 18 di oggi, mercoledì 16 novembre, per l’apertura della mostra “Sarajevo 1992-1996. L’assedio più lungo”, al Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.
Sono scatti che raccontano la resistenza civile della città, cercando di raccontare il dramma senza mostrare il sangue. Tanto che Benjamina Karic, sindaca di Sarajevo e bambina durante l’assedio, ha asserito che Boccia ha “fotografato la vita, non solo la guerra”.
Hanno voluto portare la mostra, che sta girando diverse città italiane, in Trentino il Museo Storico Italiano della Guerra e l’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa.
“Identificarsi con le vittime è facile e rassicurante, ma può essere ipocrita – ha affermato Mario Boccia -. Al contrario, mostrare quante affinità possono esserci con i cattivi è necessario per capire come il fanatismo ideologico e la guerra riescano a stravolgere valori umani elementari. Riflettere su questo, ci aiuta a produrre i necessari anticorpi”.
Il Museo della Guerra da alcuni anni ha allargato la propria attenzione anche alla seconda metà del Novecento, con iniziative espositive e culturali che affrontano fenomeni complessi, proponendosi come un luogo aperto al pubblico per interpretare e decodificare i conflitti. Da anni collabora con Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa proponendo alle scuole percorsi relativi ai conflitti nell’area balcanica e nei paesi del Mediterraneo, sulla nascita dell’Unione Europea e sui valori sui quali essa si fonda.
La scelta di curare questa mostra fotografica dedicata all’assedio di Sarajevo nasce dunque dalla volontà di raccontare un conflitto recente, abbracciando una funzione del museo che è anche quella di luogo di interpretazione del presente.
La mostra è realizzata con il contributo di Provincia autonoma di Trento e Comune di Rovereto.
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